Alcuni genitori si sentono in dovere di proporre continuamente oggetti e attività che stimolino la fantasia e l’intelligenza dei propri bambini. Comprano i giochi più sfavillanti o i materiali didattici più raffinati.
Ma non è la ricchezza né la ricercatezza dell’oggetto che fa la differenza, è la qualità dell’esperienza.
Un’esperienza significativa secondo me deve essere complessa, cioé prevedere tanti percorsi al suo interno, senza un’unica soluzione e con un pizzico di imprevedibilità. Deve essere libera, perchè ognuno la deve poter personalizzare nei ritmi, nei modi, negli obiettivi.
Talvolta gli educatori stessi si perdono via e si comportano come se il loro lavoro fosse costruire ambientazioni fantasiose per rendere più interessante una vita quotidiana e un mondo che chissà perché, evidentemente, considerano noiosi. Ma se c’è da inventare una storia, un gioco, un’avventura… chi può farlo meglio dei bambini stessi?
Facciamo fatica a riconoscere la validità di un’esperienza difficilmente etichettabile, se non come semplice “manipolazione”, perché non ci sono personaggi riconoscibili, prodotti definiti, apprendimenti tangibili.
Davanti sabbia, segatura, foglie, legnetti, ghiande e pigne, adulti e bambini chiedono “Cosa dobbiamo fare?”. E rimagono spiazzati dalla risposta “Giocare!”. Ma per poco, perché per fortuna i bambini sono bambini. E si cucinano zuppe, si costruiscono strade e città, si scalano montagne…
L’importante è essere onesti e coerenti, e quando i materiali si mischiano, escono fuori dai contenitori, si incastrano gli uni negli altri… lasciar fare. E’ in corso una sperimentazione, e non si può interrompere il gioco spontaneo dei bambini.
Ma se fanno tutto i bambini… qual è il ruolo degli adulti? E’ quello di sostenere il bambino, partecipando al gioco se richiesto, accogliendo il pensiero che sta dietro alle sue azioni, trovando le parole insieme e facendo le domande giuste. Si può parlare di cibo, delle esperienze quotidiane, dei gesti che ci vedono fare e che in questi contesti di gioco rielaborano e fanno loro. La relazione con l’adulto deve alimentare il dialogo interno del bambino, che sta imparando a nominare e collegare tutte le piccole esperienze che insieme costituiscono la sua vita, la vita di tutti.
L’educatore in particolare deve aver osservato e avere esperienza dei bisogni e delle esigenze che possono esserci in un gruppo di bambini che giocano, ed avere alcune attenzioni nel proporre il materiale perchè l’attività, una volta iniziata, si possa svolgere con la massima tranquillità. Alcune accortezze:
- offrire contenitori di diverse dimensioni: a seconda del bambino, dell’età e del gioco possono servire contenitori grandi, piccoli, piccolissimi;
- tenere conto che alcuni bambini possono non avere piacere a toccare direttamente con le mani i materiali proposti, serviranno degli “strumenti”, in questo caso cortecce e legnetti hanno fatto da palette, cucchiai e anche da forchette (su iniziativa dei bambini);
- offrire materiali con forme e consistenze diverse: quelli naturali hanno la più ampia varietà di caratteristiche;
- non avere troppi preconcetti sull’età, a 12 mesi come a 8 anni ci si può divertire anche con gli stessi materiali, ovviamente in modo diverso;
- offrire alcuni elementi “fissi”, che diano un punto di riferimento per sperimentare il dentro/fuori, il sopra/sotto; nel mio caso uso i contenitori di legno costruiti apposta per me da Leone d’Oro Restauri.