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La raccolta dei tesori

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Quando un bambino esplora un nuovo angolo di natura presto il suo sguardo si fissa a terra, come attirato da un’invisibile forza.

Sta cercando i tesori della natura, oggetti belli e misteriosi che gli raccontano la storia del posto che sta esplorando. Il percorso del bambino va da tesoro a tesoro, attirato da una forma strana, da un colore diverso, da un movimento. Difficilmente andrà dritto sul sentiero, ma si fermerà, tornerà indietro, girerà in tondo.

E quando trova un tesoro non può limitarsi a guardarlo. No, lo deve toccare e possibilmente raccogliere. Credo tutti i bambini si trovino a fare una volta o l’altra il gesto di mettere in tasca un sasso o una ghianda.  E’ un modo per dire “lo sento mio”, “mi interessa”. E’ un modo per riconoscere il legame con il mondo naturale, concreto e tangibile così come deve essere per dei bambini.

raccolta piuma2

Come tutti i gesti spontanei dei bambini esprime un bisogno, che una volta soddisfatto sarà la base sicura per la fase successiva. In questo caso: lo vedo, mi piace, ma lo lascio lì perché so che questo è il suo posto.

E come tutti i bisogni dei bambini, noi dobbiamo semplicemente accoglierlo e sostenerlo. Prima di tutto portandoli in luoghi dove possano fare le loro raccolte di tesori naturali in tranquillità.

Noi abbiamo creato anche una borsa apposta per la raccolta dei tesori, perché le nostre tasche non erano abbastanza grandi.

E’ una piccola borsa in feltro, da legare in vita perché rimanga ben ferma (a tracolla può dare fastidio, su una spalla rischia di cadere ogni momento).

borsa2L’11 ottobre tengo un corso di una giornata a Milano per imparare a fare borse in feltro, se volete maggiori informazioni potete visitare la pagina di Donnacreativa.

L’importanza del gioco all’aperto

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Ogni estate collaboro con diversi Centri Estivi, e arriva puntuale il momento della gita. Per chi non lo sapesse le gite classiche da Centro Estivo erano ai Parchi Acquatici o Gardaland. Per fortuna non ci sono più soldi e si comincia a pensare ad alternative gratuite. E allora spuntano fuori le gite nella natura…. perché ebbene sì, ancora non si deve pagare per fare una passeggiata lungo il fiume o in un bosco (tra l’altro già questo lo trovo fondamentale dal punto di vista educativo: non bisogna pagare sempre per qualsiasi cosa!).

Ma spesso queste gite non sono un successo, e la valutazione negativa degli educatori (e dei bambini) è “Non c’era niente da fare”.

Ma come? Non c’era un torrente? Un prato? Un boschetto? E non c’era niente da fare?

torrente

Il fatto è che non sono abituati, né gli educatori né i bimbi, al gioco  spontaneo all’aria aperta, che invece è fondamentale per costruire un rapporto positivo con la natura fin da piccolissimi: grazie alla sperimentazione in prima persona, che suscita emozioni e aiuta a costruire ricordi grazie ai quali la natura semplicemente diventa parte del loro orizzonte, qualcosa di normale e irrinunciabile insieme.

Non è necessario progettare attività particolari perché l’ambiente stimolante di un parco, di un bosco, dei campi o della spiaggia offre tantissimi spunti divertenti e interessanti che i bambini sapranno cogliere naturalmente.

Ad esempio, un gioco spontaneo che fanno molti bambini è quello di costruire rifugi per creature reali o immaginarie: anche un gioco semplice come questo implica attività utilissime per avvicinare i bambini alla natura:

  • la ricerca, che significa osservare attentamente l’ambiente che ci circonda, sia in generale (per capire le aree più interessanti dove concentrare la nostra attenzione) sia in particolare (per scovare materiali piccoli o nascosti);
  • la manipolazione dei vari elementi naturali, che permette di conoscerne le diverse caratteristiche sensoriali e a sperimentare sensazioni nuove, arricchendo il nostro universo di odori, percezioni tattili, suoni, forme e colori;
  • la scoperta della richezza del mondo naturale: frutti, sassi, legni etc. di colori e forme diverse e insolite;
  • la sperimentazione delle caratteristiche degli elementi naturali e dell’ambiente: dove il terreno è più morbido e dove più duro, quali legni si spezzano più facilmente, quali piante hanno le spine etc.

Inoltre si tratta di un gioco che tramite l’empatia e la fantasia coinvolge la sfera affettiva, e così stimola un apprendimento profondo e duraturo.

La prossima domenica in cui non sapete cosa fare e i bimbi scalpitano, quando sarete tentati di andare al centro commerciale o ai gonfiabili, andate invece a fare una passeggiata.

Una domenica pomeriggio al torrente può regalare tantissime occasioni di crescita, libera e divertente. E gratis.

Educazione e basta

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Quando devo fare un esempio di un’attività di educazione ambientale ben riuscita  ripenso spesso a una classe che ho incontrato ormai qualche anno fa a Canzo. Era una classica 1° media, con i ragazzini divisi in gruppetti ben definiti e ciascuno con il proprio ruolo da recitare. C’era il leader carismatico, quello sgamato con i compagni e che si accattiva la prof. perché infondo è molto intelligente. C’era il leader un po’ meno furbo, quello che si è fatto etichettare come bulletto. C’erano due o tre gregari sempre a disposizione dei due leader. C’era la ragazzina allampanata e silenziosa, e il gruppetto delle sberbeccole. Il ragazzino un po’ cicciotto, simpatico ma sempre a disagio.

Li ho incontrati la mattina in stazione e dovevamo fare una passeggiata sul Sentiero Geologico che percorre la Val Ravella nella Foresta dei Corni di Canzo. Dopo le prime soste, in cui ci siamo un po’ conosciuti e ho raccontato qualcosa del luogo dove ci trovavamo, abbiamo cominciato a salire. Erano insofferenti, preoccupati di mantenere i loro soliti ruoli , anche in un contesto ben diverso dalla scuola. Il leader furbetto aveva un atteggiamento un po’ di sfida e un po’ di superiorità. L’altro di disprezzo e menefreghismo.

valravella

Ad un certo punto ho proposto di lasciare il sentiero e salire dal torrente, cercando i passaggi migliori insieme, guadandolo quando necessario. Ho fatto alcune raccomandazioni e mi sono fatta da parte. L’atmosfera è cambiata immediatamente e l’eccitazione dei ragazzi era palpabile. Dopo 5 minuti sul greto di torrente, tra piedi bagnati, animati dibattiti e momenti di intesa concentrazione, gli equilibri del gruppo erano stravolti. O meglio, i ruoli ricoperti da ciascuno avevano acquisito un nuovo senso.

Il leader furbetto è sceso dal piedistallo e ha deciso di usare il suo carisma per aiutare gli altri a  scegliere in che punto passare.  Il leader bulletto si è messo ad organizzare la fila e a spedire i gregari nei punti difficili per aiutare gli altri ad attraversare il torrente. La ragazzina allampanata si muoveva con passo leggero e sicuro sui sassi umidi e scivolosi, conquistandosi subito la stima dei compagni e il compito di andare in avanscoperta. Il ragazzino cicciottello si piantava in mezzo al torrente, solido come una colonna, per dare un’appoggio alle sberbeccole, che lo ringraziavano serie per l’aiuto.

Gli obiettivi dell’educazione ambientale sono gli stessi di ogni percorso educativo: fare crescere persone consapevoli delle proprie risorse e capaci di instaurare relazioni positive con gli altri. Solo che parte dalla constatazione che un essere umano è indissolubilmente legato al mondo che lo circonda e non può svilupparsi al meglio se non interagisce praticamente ed emotivamente con esso.

La complessità di un essere umano è rispecchiata nella complessità del mondo naturale, che è in grado di accogliere ogni persona e risvegliare le sue più intime potenzialità.