Quando un bambino esplora un nuovo angolo di natura presto il suo sguardo si fissa a terra, come attirato da un’invisibile forza.
Sta cercando i tesori della natura, oggetti belli e misteriosi che gli raccontano la storia del posto che sta esplorando. Il percorso del bambino va da tesoro a tesoro, attirato da una forma strana, da un colore diverso, da un movimento. Difficilmente andrà dritto sul sentiero, ma si fermerà, tornerà indietro, girerà in tondo.
E quando trova un tesoro non può limitarsi a guardarlo. No, lo deve toccare e possibilmente raccogliere. Credo tutti i bambini si trovino a fare una volta o l’altra il gesto di mettere in tasca un sasso o una ghianda. E’ un modo per dire “lo sento mio”, “mi interessa”. E’ un modo per riconoscere il legame con il mondo naturale, concreto e tangibile così come deve essere per dei bambini.
Come tutti i gesti spontanei dei bambini esprime un bisogno, che una volta soddisfatto sarà la base sicura per la fase successiva. In questo caso: lo vedo, mi piace, ma lo lascio lì perché so che questo è il suo posto.
E come tutti i bisogni dei bambini, noi dobbiamo semplicemente accoglierlo e sostenerlo. Prima di tutto portandoli in luoghi dove possano fare le loro raccolte di tesori naturali in tranquillità.
Noi abbiamo creato anche una borsa apposta per la raccolta dei tesori, perché le nostre tasche non erano abbastanza grandi.
E’ una piccola borsa in feltro, da legare in vita perché rimanga ben ferma (a tracolla può dare fastidio, su una spalla rischia di cadere ogni momento).
L’11 ottobre tengo un corso di una giornata a Milano per imparare a fare borse in feltro, se volete maggiori informazioni potete visitare la pagina di Donnacreativa.