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Colori a dita e colla naturale

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Sto progettando un nuovo laboratorio ispirato al libro “Federico” di Leo Lionni, la storia del topino che sembra che non faccia niente e invece fa un lavoro importantissimo.

E’ una storia bene scritta e molto semplice che offre moltissimi spunti:  l’importanza dell’arte, della contemplazione, della collaborazione, il tema della stagionalità, della diversità etc.

Il tutto accompagnato da illustrazioni semplici ma di grande effetto.

E’ da un po’ che voglio sperimentare i colori a dita naturali e le atmosfere di questo libro mi sembra si adattino benissimo, per cui ho preparato la base, secondo la ricetta di Equazioni:

  • 3 cucchiai di amido di mais
  • 1 /4 di tazza di acqua fredda
  • 1 tazza di acqua bollente

Si scioglie l’amido di mais nell’acqua fredda e poi una volta stemperato nell’acqua calda si mette sul fuoco mescolando finché non si addensa.

colori a dita1

Per aggiungere il colore però non ho voluto usare i soliti coloranti alimentari, bensì i pigmenti ottenuti da terre e ossidi minerali. Per il verde/grigio ho usato semplice argilla verde.

Credo che se si lavora nel campo dell’educazione ambientale ogni percorso debba favorire il più possibile l’impiego di materiali naturali e  di recupero, anche se non è il tema specifico dell’attività. Per esempio per ritagliare i topini ho usato il cartoncino degli astucci dello yogurt.

Mio cruccio, fin’ora, l’uso della colla in stick e del Vinavil (oltre a essere sintetico ha il difetto che usandolo spesso per le attività con i bambini si finisce per buttare via una quantità pazzesca di piatti, ciotoline, pennelli.etc).

Ma finalmente ho trovato l’alternativa: la base dei colori a dita, senza l’aggiunta dei coloranti, è una colla perfetta!

colori e colla1

Sporco e bello

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Mi capita abbastanza spesso di fare percorsi di manipolazione della terra alla scuola dell’infanzia (3-5 anni) e molto spesso nelle classi c’è almeno un bambino o una bambina a cui non piace sporcarsi le mani. Sono proprio in difficoltà, li vedi che guardano con disagio la terra e si tengono a distanza di sicurezza. Non partecipano all’attività, o fanno finta.

argilla11Una volta pensavo che fossero tutti figli di genitori che li sgridano quando si sporcano. Di quelle mamme che l’ultima cosa che dicono ai loro figli quando li lasciano all’asilo è “Mi raccomando non ti sporcare”. Nipoti di quelle nonne che quando vengono a prenderli commentano per prima cosa lo stato dei vestiti. Insomma di quei genitori che mettono i pantaloni bianchi ai bambini il giorno della gita al parco o alla fattoria didattica.

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Poi, parlando con un po’ di mamme e di maestre ho capito che non è sempre così. Alcuni bambini tra i 2-3 anni possono attraversare una fase così, in cui gli dà fastidio sporcarsi. Perché stanno imparando a conoscere e prendersi cura del loro corpo. Perché stanno facendo il percorso di spannolinamento, e allora il concetto di sporco richiama tante nuove emozioni.

argilla31Allora non bisogna forzarli, come purtroppo mi capita veder fare da alcune maestre… magari le stesse che però loro la terra non la toccano. Si può proporre delle attività che sporcano poco, come il didò. Farle con loro. Passare ad attività un po’ più sporchevoli, come la manipolazione della farina gialla. Dare la possibilità di usare la tempera con pennelli e timbri. Piano piano si sentiranno a loro agio e arriveranno anche loro a divertirsi con la terra e il fango.

argilla41Però credo proprio che tutto questo si possa prevenire, proponendo tante attività sensoriali e tattili in particolare ai propri bimbi. Insomma non ce lo vedo mio figlio fare lo schizzinoso con la terra. E se poi capitasse anche lui non importa, ricominceremo dai cumuli delle talpe fino ai bagni di argilla verde. Avendo cura di scegliere la colonna sonora giusta.

 

Ode alla talpa

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Il giardiniere pigro è una figura mitica, non molti ne hanno sentito parlare e di questi pochi hanno capito chi è veramente.

Si può definire in molti modi ma per me è prima di tutto colui che nel giardino trova solo alleati e mai nemici.

Il giardiniere pigro è intimamente convinto che la natura ha un progetto in mente per il suo giardino ed è suo preciso dovere non opporsi, non resistere, non combatterla, in nessuna delle sue manifestazioni.

E questo vale anche per le talpe.

TALPE 1

talpe 2

Appena compaiono i tipici cumuli di terra nel prato il normale giardiniere ha una reazione di panico. A dimostrare i sentimenti di odio e disprezzo che suscitano questi animaletti basta digitare “talpe” su Google e osservare i risultati:

ricerca talpe

La prima preoccupazione è: “Come eliminarle?”.

Fermi tutti. Ora chiedetevi “Perché devo eliminare le talpe?”.

Le talpe NON mangiano le radici, al massimo le smuovono un po’ ma  non possono assolutamente mettere in pericolo le piante (a meno che non stiamo parlando di un orto).

Mangiano invece le larve di maggiolino, che sono voraci divoratrici di radici, e tantissime altre larve potenzialmente dannose.

Il fatto che rovinino il prato poi è tutto da dimostrare: è come dire che gli scoiattoli rovinano il bosco!

In “La pazienza del giardiniere” Paolo Pejrone ha scritto:

Il giardino in movimento ha i suoi eroi a cominciare provocatoriamente

dalle odiatissime talpe, che possono procurare in un giardino

preziose forme di land art…

talpe 3

talpe 4

Avete mai guardato da vicino una cumulo talpesco? Sono montagnette tonde e regolarissime, che si appoggiano al terreno con armonia ed equilibrio. La terra lavorata dagli artigli è disposta ordinatamente come la farina pronta per un nuovo impasto. La luce radente gioca nelle sfumature tra la terra più umida e scura e quella più asciutta e chiara della superficie.

La disposizione dei cumuli  poi è fonte di innumerevoli suggestioni. Dove finisce una serie di tunnel e ne inizia un’altra? Quali gallerie sono per la caccia e quali per la tana vera e propria? Dove saranno i cuori pulsanti di questi intrecci, i nidi dove i piccoli animaletti riposano e si riproducono?

Un prato segnato dai cumuli delle talpe è un invito a guardare anche dove il nostro sguardo non arriva, a rispettare il significato di segni che non capiamo, a convivere con una parte di noi che non affiora mai in superficie ma che è sempre attiva.

Ecco, il giardiniere pigro è colui che quando trova dei cumuli nuovi nel suo prato non si dispiace, anzi si fa tentare dal piacere di affondare le mani nella terra già lavorata da qualcun altro e posta così, come un regalo, davanti al suo uscio.

Un obiettivo ragionevole per un educatore ambientale dovrebbe essere, perlomeno, di dare spazio al giardiniere pigro che c’è in ogni bambino.

talpe 5